2020 Natale fuori ordinanza

 Ciao ragazzi del 37° come va? 

Qui  però è meglio che non mi distragga e vada avanti come se niente fosse. 

È che l'altro giorno rabastando in un armadio ho trovato la mia vecchia divisa. 

Diagonale, capottone, uniforme d'ordinanza e sciarpa azzurra. 

Sciabola e cappello erano già fuori, l'una nel portaombrelli (e dove la mettevo se no?) l'altro sull'attaccapanni  sempre a portata di mano, anzi di testa. 

Non sarebbe venuta anche a voi la voglia di provarla? 

Per farla breve, l'unico che andava bene era il cappottone..anche se invece che a due petti era a un petto solo. 

Sapete, l'ho sentita pesante come non mi era mai capitato allora. 

Già, che sia colpa dell'allora? 

Certo che se non mi guardo nello specchio e me ne sto seduto in poltrona chiudo gli occhi e dentro mi sento come allora. 

Ma vi ricordate il campo invernale alla Monte Bianco di La Thuile? preparando le trune



      Come lavavamo le gavette, le guardie notturne con le uose valdostane, la notte in truna, il giorno dopo liberi di sciare, la foto vicini all'igloo, il tiro col bazooka rimandato per il troppo freddo e la conoscenza con la razione K, la manovra conclusiva.. 

Ma questi sono solo 15 giorni. 

Ci sono stati in tutto più o meno 5 mesi  in cui mi hanno girato strizzato rivoltato ma quanto sono stati importanti anche in proiezione futura, anche molto futura. 

Ma pensate un po' cosa mi hanno fatto venire in mente quegli abiti.

Le fiamme verdi perfette, le stellette pure, uniche le stelle da Sten non più brillanti come allora. 

Ma in un cassettino conservo sempre un AUC dorato che mi ricorda dove tutto è nato. 

Sono proprio quei cinque fatidici mesi alla Caserma Chiarle di Aosta che ci tengono legati ancora ora. 

Confesso che di tantissimi non ricordo, chiedo scusa, ma meno male che il buon Carlo ha messo in piedi sia il sito sia quella preziosissima rubrica con nomi indirizzi telefoni e foto sia di allora sia più attuali. 

"Per non dimenticare" c'è scritto sulla Colonna Mozza all'Ortigara. 

Ma non solo quanti ci hanno preceduto rinunciando e spesso anche perdendo la loro giovinezza in nome del Dovere ma anche, sia pure con la doverosa differenza, anche quei momenti che dobbiamo essere orgogliosi di aver potuto vivere insieme all'ombra del nostro Cappello. 

Auguri ragazzi del 37°. . . . . . e che il 2021 ci riporti quella serenità che questo sciagurato anno ci ha negato colpendo anche negli affetti più cari. 

Ades basta. . . . . . . . l'hai fina faita fin trop lunga. 

Allora Buon Natale Buon Anno. . e come sempre. . . . Viva gli Alpini!

Franco Roberti

Caro Franco,
quanti ricordi dorati... il capello, la giacca e la sciabola me la trovo
anch´io nell´armadio e, ....se alla prossima nostra adunata ci
vestissimo pure di queste reliquie ...?
Karl


Non dico di ripetere il Natale più volte all’anno né di approfittare di eventi straordinari non sempre piacevoli, ma semplicemente caro Franco di farti leggere più spesso.


Al tuo gradito dipinto su cui hai appoggiato pennelli intinti di nostalgici colori raccolti da una vecchia tavolozza vorrei aggiungere alcuni miei ricordi che sono risultati utili ad imparare molto.

Non impugnare la gavetta (ed ogni altro oggetto) di metallo a mani nude ad una temperatura di meno 20 ma solo in piena estate.

Tenere gli scarponi dentro la truna, magari come cuscino, per non incorrere nell’inconveniente di non riuscire a calzarli il mattino presto successivo.

Non scaldare il the nella gavetta con il combustibile in dotazione alla “razione K” appoggiata su un muretto di neve, pena vederlo fondere e rovesciare il tutto.

Senza dimenticare che qualche anno più tardi, ritornando con gli sci dalla vetta del Monte Rosa dopo avere lasciato la Capanna Margherita, che allora era veramente una piccola capanna di legno, fui sorpreso da una violenta bufera di neve e vento e la truna mi aiutò a passare otto ore bloccato sotto la neve al colle del Lys in attesa di potere tornare al rifugio Gnifetti.

Quella truna mi è stata non solo utile.


Carlo

  

Ma potremo andare ad oltranza negli insegnamenti, a suo tempo incomprensibili.

Che ne dite del “cubo” e di ogni altra metodologia per tenere in ordine quelle poche indispensabili cose di cui disponevano compresa la branda e quell’armadietto individuale in dotazione.

Piergiorgio Piccini ci suggerisce una interpretazione più recente.






1 commento:

  1. Quanti ricordi! Quante cose, imparate durante il Servizio Militare, sono diventate punti fermi per la nostra vita. Quanto orgogliosi eravamo nel portare la divisa da Ufficiali sapendo però, che durante il servizio, dovevamo dare il buon esempio e che gli Alpini, che erano, con noi ci guardavano e da noi aspettavano indicazioni precise.
    E allora quella fascia azzurra e la sciabola, che conserviamo, ci ricordano si la gioventù ma anche la responsabilità che ci era stata affidata.
    E allora, cari Amici, con immutata responsabilità, guardiamo al nuovo anno e assieme ai nostri Cari continuiamo ad essere di esempio, in prima fila nell'andare avanti tra le difficoltà che la vita ci vorrà riservare.
    Come gli Alpini che, nel loro procedere quotidiano, ci indicano con i fatti.
    Sereno Nuovo Anno ed un forte abbraccio nel ricordo anche di Coloro che "sono andati avanti". Andrea

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